martedì, settembre 02, 2008

ultime note dal diario degli allievi...

21.08.08
CARMELO: Fine giornata STRAORDINARIO COME LA MUSICA Questo pensiero d'improvviso mi scuote e annienta ogni pudore ed ogni difesa. Avevo soffocato quella stupida attitudine ai voli pindarici e dalle struggenti eroiche attese; e sopravviverò a questa mancanza d'ossigeno malgrado le insidiose correnti arriverò... in fondo agli abissi, antichi splendori di un mondo sommerso da migliaia di anni. Stupidamente ho temuto l'immensa e spietata bellezza, la profondità dei tuoi occhi. Questo pensiero rende soave il risveglio scomodando il torpore, la consueta pigrizia. Rivivono fragranze estinte tramonti d'incanto, le grandi speranze travolte dall'ira di oceani in tempesta. Avvolta da una prodigiosa atmosfera Atlantide sorride e volge uno sguardo amichevole. In fondo agli abissi, antichi splendori di un mondo sommerso da migliaia d'anni. Stupidamente ho temuto l'immensa e spietata bellezza la profondità dei tuoi occhi... (Carmen Consoli – il sorriso d'Atlantide).
ALESSIO: a piccoli passi Oggi ho fatto un piccolo esame di coscienza sullo sviluppo personale, o meglio crescita personale, che sta avendo su di me questo stage. Premettendo che il mio metabolismo, ho notato, è mediamente lento, anche se sono un buon uditore non sempre arrivo subito all'azione, ma sono contento di come sta operando lo stage su di me. Sono convinto che sto facendo dei passi importanti, sento che piano piano mi sto sbloccando. A piccoli passi mi allontano da quello che ero all'inizio, come un pezzo di qualcosa, né argilla né marmo, apparentemente meno di una roccia, apparentemente immodellabile ma che di potenza in atto si trasformerà in una creazione meravigliosa, di una bellezza oggettiva e non soggettiva.
22.08.08
VALERIA: ore 13.13. Premettendo che l'olfatto è sempre stato il mio senso più sviluppato non è semplice descrivere i ricordi e le riflessioni sulla giornata di ieri...perché wife magister – alias Donatella – lo sta pungentemente provocando mentre è ai fornelli alle prese con i suoi hamburger di carne e verdure! Perciò in questo momento la mia mente è offuscata, anzi deviata verso sensazioni più terrene e animalesche (considerando che l'ora è quella che è e la conseguenza è il fisiologico calo glicemico...) ! Ma considerando che l'attore si nutre solo di teatro – ppi cchissu fa 'a fami – non posso cedere alle lussuriose lusinghe della gola e abbandonare, quindi il mio “stato di beatitudine zen” certo dopo cotanto lavoro e cotanta fatica in questi giorni... varcando la soglia della cucina potrebbe attendermi Virgilio (ma in quel caso, non avrei la fama di Dante presso i posteri... ma la fame e basta). Per cui sono uscita in giardino per non cadere in tentazione e facendo a voi il mea culpa del mio peccato. Ecco ho appena ritrovato il mio spirito...sii...sicuro! Perché scorgo Beatrice, all'orizzonte!...oddio, sto delirando dalla fame! È Donatella che mi richiama alla retta via indicandomi la strada per il Paradiso...ehm, cioè, volevo dire la sala da pranzo, e invitandomi a prendere parte all'Ultima cena... perciò, scusate mi assento un po'...vado a espiare la mia colpa...A dopo! 'A rieccomi “purificata dalla penitenza ricevuta (gli zen-hamburger) ma non ancora nella mia dimensione spirituale (la spiaggia-zen). Infatti stiamo ancora in giardino perché Grande Capo-Guru-Maestro Caruso si è ostinato a volermi tenere sulla sedia per completare le mie riflessioni. Mentre lui quale Grande Guida Zen è già entrato in profonda meditazione, comodamente sdraiato sull'amaca, proprio di fronte a me (per controllarmi ovviamente)...eccolo! Ha raggiunto il Karma! Apre la bocca emettendo dei suoni strani... è il sibilo (anche se in questo caso è un fischio vero e proprio previsto dall'espirazione Linklater. Rivolge le braccia verso il cielo...ma sempre pronto, vigile e severo non appena oso ribellarmi (perché voglio andare al mare, uffa!!!!) Dovreste vederlo: ha proprio le fattezze di Minosse... Ma di un Minosse paradisiaco dato che alla fine ha ceduto ai miei capricci e ci ha portato in spiaggia (ormai divenuto il nostro luogo di culto)! Ma tornando alla giornata di ieri (finalmente!), dopo aver applicato i primi due comandamenti Linklater abbiamo proseguito al terzo che al contrario del secondo prevede la respirazione diaframmatica. Anche se oramai da più di tre anni non so più respirare altrimenti che col diaframma, non mi ero mai soffermata a comandare e visualizzare il movimento di questo muscolo...in silenzio! Beh, il bello di Link è la sua flessibilità; non si cristallizza in una forma ma si avvale di diverse modalità per arrivare allo stesso obiettivo: il dominio di corpo, sensi ed emozioni... Eh, brava, Link!
ALESSIO: questo giorno e poi... questo giorno e poi...subito verrebbe di pensare a chissa! Il dubbio di cosa faremo ora, se avremo realmente il coraggio di agire, di andare avanti, di lanciarci; ma dopo quel “e poi” c'è tanto altro. Quello che ho capito è che bisogna andare sempre oltre quello che la razionalità ci induce a pensare, a vedere; e allora ecco che la frase ... questo giorno e poi... può essere completata in mille altri modi, ognuno diverso ma mai sbagliato, proprio perché la vita è imprevedibile e diversa in ogni circostanza. Finiamo con la consapevolezza che questo è solo l'inizio di qualcosa che ognuno poi deciderà di coltivare a suo modo (io dalla mia mi auguro solo che non muoia)...mi torna in mente la frasetta idiota che spesso si infiltrava nelle nostre discussioni : ho vinto qualche cosa? Non ho vinto niente... Invece abbiamo vinto qualcosa, l'aver portato dentro di noi, emozioni nuove, amicizie nuove, esperienze nuove ma specialmente una visione nuova di uno stesso tramonto, nuove stelle dentro, un cielo di mille colori irradiati dallo stesso identico sole.
EPILOGO
ALESSIO: Tra deserto e praterie, un uomo era stanco ed affamato; in lontananza delle capanne e una tribù e dal basso uno stregone guarda in su : <<>> Stai attento non ci andare <<>> Di di NO! Lui sorride e dice <<>>, l'altro nei sassolini osserva i fatti suoi: <<>>. Udendo queste parole l'uomo si alzò, non abbattuto, ma illuminato. Sulle tracce dell'attore per me è stato scoprire quanto realmente c'era di vero nelle mie intenzioni, quanta volontà avessi di proseguire la ma strada. Il mio sciamano mi indicò la via, forse non quella che intedevo, che cercavo: le certezze. Il suo compito non era quello di darci certezze, bensì di stimolare in noi il reale motivo che ci aveva spinto a compiere questo cammino. Aveva acceso in me una torcia, un fuocherello, piccolo, ma grande abbastanza da farmi vedere le tracce da seguire. Il cammino da intraprendere, però, non è facile, proprio come orme sulla sabbia che a causa del vento e delle onde possono essere facilmente coperte o peggio spazzate via... Che tipo di attore voglio essere? Un attore "santo", cercando di mettere avanti sempre la dignità che questa carica esige, non solo un mestiere ma molto di più.
CARMELO: Ero in cerca di risposte. Sono uscito con le ossa rotte. Non solo metaforicamente ma anche fisicamente. Concettualmente parlando ho avuto la forte sensazione di scoprire che l’idea di Teatro è molto innata nell’uomo. E’ la psicologia dell’arte, della conoscenza e della passione. E con quest’ultima non intendo la passione intesa come base dell’hobby ma proprio passione di quella carnale. La voglia insaziabile di arrivare fino all’osso in tutto quello che si sta facendo: dal leggere un testo al provare a scriverne uno; dal conoscere la gente che di questo mestiere non si stancherebbe nemmeno se gli crollasse la via lattea addosso al provare a capire cosa ci farei io, per primo, su di un palcoscenico. Metteteci anche l’ebbrezza del silenzio a teatro, del buio, della luce, del nero, dell’odore che tutti i teatri sanno di avere. E’ un po’ come essere Peter Pan essendo coscienti di esserlo! C’è una traccia: un progetto da seguire. Un progetto che mette gli uomini più vicini alla loro umanità. E’ come quando impari a fare il nodo alle cravatte: vuoi farlo ogni giorno perché non vuoi dimenticarlo. Il teatro è tutto quello che ho sempre sognato. E’ la magia senza trucco: il coniglio dal cilindro! Sorpresa! L’identità che ognuno di noi può dare al teatro dipende molto dal tipo di persona, dal tipo di anima, dal tipo di contesto e dal tipo di filosofia. Ma chi vuol fare teatro (io voglio fare teatro!) deve essere una persona straordinaria, nel senso strettamente etimologico del termine: fuori dall’ordine! Non deve essere bizzarro sapendo di esserlo. Deve essere la normalità con braccia, capelli e occhi. Dev’essere vivo! Ma soprattutto deve portare al limite l’obiettività di sé stesso! Arrivo al concetto. Sarebbe comodo un esempio. Io userei un esempio per farvi capire cosa significa la frase “portare al limite l’obiettività di sé stesso” ma non sarei obiettivo. Sarei “comodista”, non spiegherei cosa significa, spiegherei cosa intendo io. E’ complicato ma in fondo è questo: l’obiettività è quella che tanto ci manca ai giorni nostri. Riusciamo a essere tutto tranne che obiettivi, ma obiettivamente, chi può darci la colpa? Abbiamo un vissuto alle spalle che nessuno potrà mai cancellare, alterare o modificare. In questo siamo opere d’arte. Ma l’obiettività innesca un altro gran termine: equilibrio. In scena un Attore si muove, agisce. Allo stesso tempo se non vuole rischiare di rimanere ibernato fra il personaggio che sta interpretando, il vissuto che ha nella mente e le emozioni che ha nel cuore deve essere obiettivo. Altrimenti lo spettatore non avrà modo, seppur inconsciamente, di andare oltre la sua sfera sensoriale: vedrà un ammasso di movimenti e di parole dettati dal vissuto di un uomo uguale a lui e che vive di emozioni proprio come lui. Invece lo spettatore se vuole davvero applaudire deve farlo perché è andato oltre le sue emozioni, è andato oltre il vissuto di quel personaggio. E’ arrivato al centro della terra. Ecco lì fa caldo, si sente solo e si trova completamente nudo dinanzi a ciò che non conosce, non capisce. Allora diventa Altro. Realizza che c’è molto più di un sistema nervoso, di un cuore, di un bel gran numero di muscoli e di ossa. Va oltre: potrebbe pure abbattere il tempo e con uno sguardo sconfiggere la morte ma è pur sempre uomo. Non siamo nati per noi stessi. Comunichiamo, amiamo, condividiamo. Così, ancora lì, al centro della terra, lo spettatore non è più in grado di guardare i movimenti né di ascoltare più le parole...sperimenta il senso più immediato ma anche il più denigrato: il tatto. E si trova a battere le mani. Tornando alla realtà si sente serenamente Felice. Stupefatto perché ha capito cosa c’è sotto la superficie. Tutto ha un nuovo sapore, un nuovo colore. E l’attore? L’attore se è stato veramente Attore sa tutto. Infatti è stato lui ad aprire le porte verso il centro della terra. E sta bene. Ce l’ha fatta. Ha pochi soldi, una famiglia a cui dare sé stesso...insomma una vita da vivere...ma la sera, quando anche gli ultimi gufi e le ultime civette sono andate a dormire, nel suo letto riesce a ridere di gusto. Perché ce l’ha fatta. D’accordo le guerre ci saranno sempre, le malattie? mai un’assenza, le paure e i fallimenti? come il sorgere del sole. D’accordo. Ma nonostante tutto si addormenta sinceramente grato di essere stato concepito su questa terra. E credetemi, è uno dei pochi che riesce a farlo.

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