sabato, agosto 30, 2008

considerazioni personali...

NIENTE...TUTTO!
PREAMBOLO Dimenticatevi che a scrivere quanto segue sia un teatrante da un ventennio con ventennale variegata esperienza di insegnamento della recitazione e quasi altrettanta esperienza sul palcoscenico - come autore, come attore, come regista... Qui si rinasce. O si nasce. Sarà stata colpa della sabbia o del mare, sarà stato il sapore di vero e di immenso che avevamo di fronte ma onestamente non saprei e non vorrei raccontarvi le mie impressioni come un arido docente che si è segnato i comportamenti e gli atteggiamenti dei propri compagni di viaggio. Non sarà un diario di bordo. Ed io non sono Ackab. Nessun balena da catturare. Abbiamo veramente condiviso tutte le scoperte ed io ho riscoperto la sensazione di nuovo ogni volta che di mezzo c'è il teatro. In venti anni di attività ho cercato sempre di nascere e morire ad ogni nuova esperienza. In fondo è il senso della nostra professione. Si apre il sipario, si chiude il sipario. Sempre nuovi, ogni sera. L'ho detto, ho sempre cercato. Non sempre potevo riuscirci...e spesso non per colpa mia. Qui c'era il mare... Doveva essere diverso. Lo è stato. Quelle che seguiranno saranno le parole ed i pensieri di un bambino che scopre un gioco nuovo. Vorrei che fosse sempre così...per tutti: allievi e docenti, e non soltanto per il teatro.
IL GIOCO NUOVO
Non sapevamo dove saremmo arrivati. Però siamo partiti. C'era un inizio. Non si poteva vedere la fine. Non la vedi mai prima. Questo nostro incontro, viaggio, scambio, complicità, confidenza, percorso, oasi dell'anima... è stato un esperimento e come tutti gli esperimenti era passibile di fallimento, errore, errata valutazione. Era un tentativo... un tenta-attivo. Ora a qualche giorno dalla sua conclusione, con i ricordi non più a caldo e senza la carica emotiva dell'avvenimento avvenente – non nel senso di bella presenza... tiro le somme e forse non c'è ne sarebbe bisogno. Abbiamo noi tutti – allievi e docenti – toccato il bello. È bastato farci trascinare da sabbia e mare, dalla brezza del meriggio e seguire il sole al tramonto. Era semplice. Era lì. Bastava respirare. Sono dunque sono. Ribaltate tutte le logiche del pensiero filosofico. Non cogito...nessun pensiero, non rogito ...nessuna domanda; sono dunque sono. Esistere, respirare, esistere. Lo stage prendeva spunto del lavoro delle grandi metodiche del novecento teatrale ed in particolare dal lavoro di una grande studiosa della voce naturale come Kristin Linklater. Ma non era lo studio su di un metodo – sarebbe stato già meritorio. Era uno studio incrociato con altre metodiche – vent'anni di studi personali a qualcosa dovevano pur servire – per inseguire se stessi e cercare di trovarsi. Sulle tracce di se stessi: questa è stata la nostra indagine. Nessun trucco da palcoscenico o tecniche per migliorare l'immediato. La recitazione è uno strano mestiere: sembra complicatissimo, eppure è semplice. Di una semplicità complessa. L'errore è che forse non è un mestiere, anche se il quotidiano di tutti i giorni ti porta a viverlo come tale. Si va in scena qui, si va in scena là... memoria... studia la scena... la luce deve essere giusta. Esegui. La sala è piena... no... ancora c'è posto. Quanti paganti? Pochi. Abbonati? Si. La gente vuole ridere non vuole stare a riflettere. Pensieri pratici per un mestiere pratico che non è un mestiere. Il significato dell'agere dell'attore: azioni, quindi pratica. No. Azioni, quindi respiro. Respiro quindi essenza, vita, natura, naturale. Recitare è come respirare... dev'essere naturale. Eppure ci complichiamo la vita. Siamo bravi noi esseri umani in questo. A cosa doveva servire questo stage? A nulla quindi a tutto. Ma noi esseri umani pratici e limitati vogliamo risposte certe a domande certe. Immediatezza. Concretezza. Obiettivi, risposte... Sono passati secoli, eppure non cresciamo mai, vittime di un tempo che inseguiamo. Queste mie non devono servire a raccontarvi lo stage, non sarebbero in grado: la parola è riduttiva. Sono semplici impressioni... come le foto che imprimono momenti. Abbiamo lavorato bene. I risultati... ognuno li troverà un giorno, se vorrà continuare a portarsi in tasca la sabbia su cui abbiamo poggiato i nostri piedi nei giorni di Roccazzelle.

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